Gli indirizzi IPv6 vengono rappresentati nella forma seguente:
x:x:x:x:x:x:x:x
dove ogni ‘x’ rappresenta una coppia di ottetti (cioè un gruppo di 16 bit), il cui valore è espresso in esadecimale, utilizzando solo le cifre che servono, dove queste saranno al massimo quattro per ogni gruppo.
Vediamo adesso un esempio di indirizzo IPv6 :
fe80:0000:0000:0000:02a0:24ff:fe77:4997
E’ consentita una semplificazione nel caso ci siano due o più gruppi di bit (per gruppo si intende la ‘x’ dell’esempio precedente) consecutivi pari a zero.
Ad esempio, l’indirizzo visto prima, può essere scritto nella forma seguente:
fe80:0:0:0:2a0:24ff:fe77:4997
Viene consentita anche un’ulteriore semplificazione in presenza di gruppetti adiacenti che risultano azzerati: una coppia di due punti (‘::’) rappresenta una sequenza indefinita di gruppetti azzerati e può essere usata una volta sola in un indirizzo. In questo modo, l’esempio precedente può essere ridotto a quello che segue:
fe80::2a0:24ff:fe77:4997
Con IPv6, il concetto di maschera di rete è stato semplificato e nei documenti RFC si parla piuttosto di prefisso di un indirizzo. Il termine rende meglio l’idea, portando l’attenzione a una parte iniziale dell’indirizzo stesso. Il prefisso viene segnalato con un numero aggiunto alla fine di un indirizzo IPv6, separato da una barra obliqua (‘/’) che indica il numero di bit iniziali da prendere in considerazione per identificare il prefisso:
indirizzo_ipv6/lunghezza_prefisso
È importante osservare che l’indirizzo IPv6 abbinato all’indicazione della lunghezza di un prefisso, non può essere abbreviato più di quanto si possa già fare con questo genere di indirizzi. Si prenda in considerazione un indirizzo, con l’indicazione della lunghezza del prefisso, strutturato nel modo seguente (la lettera «h» rappresenta una cifra esadecimale diversa da zero):
hhhh:0000:0000:hhh0:0000:0000:0000:0000/60
<---- 60 bit ---->
Il prefisso si estende per i primi 60 bit, ovvero le prime 15 cifre esadecimali. Sono ammissibili le forme normali di abbreviazione di questa indicazione:
hhhh:0:0:hhh0:0:0:0:0/60
hhhh::hhh0:0:0:0:0/60
hhhh:0:0:hhh0::/60
Al contrario, non sono ammissibili queste altre:
hhhh:0:0:hhh/60
non
è valida in generale
hhhh::hhh0/60
si
traduce in hhhh:0:0:0:0:0:0:hhh0/60
hhhh::hhh/60
si
traduce in hhhh:0:0:0:0:0:0:0hhh/60
Il sistema introdotto da IPv6 richiede di distinguere gli indirizzi in tre categorie fondamentali: unicast, anycast e multicast. Quello che in IPv4 era conosciuto come indirizzo broadcast non esiste più in IPv6.
Unicast
L’indirizzo unicast riguarda un’interfaccia di rete singola; in altri termini, un indirizzo unicast serve per raggiungere un’interfaccia di rete in modo univoco.
Anycast
L’indirizzo anycast serve per essere attribuito a più interfacce di rete differenti (in linea di principio, queste dovrebbero appartenere ad altrettanti componenti di rete distinti). Si tratta di un indirizzo che ha le stesse caratteristiche esteriori di quello unicast, che però viene attribuito a diverse interfacce di altrettanti nodi, con lo scopo di poter raggiungere semplicemente quello che risponde prima (quello più vicino in base al protocollo di instradamento). Per la precisione, i pacchetti inviati a un indirizzo anycast dovrebbero raggiungere un’unica interfaccia di rete.
Multicast
L’indirizzo multicast serve per essere attribuito a più interfacce di rete differenti (in linea di principio, queste dovrebbero appartenere ad altrettanti componenti di rete distinti). I pacchetti inviati a un indirizzo multicast dovrebbero raggiungere tutte le interfacce di rete a cui questo indirizzo è stato attribuito.
Tabella 2.1 Spazio di indirizzamnto IPv6 | |
Prefisso |
Allocazione |
0000 00002 |
Riservato. |
0000 00012 |
Non assegnato. |
0000 0012 |
Riservato per l’allocazione NSAP. |
0000 0102 |
Riservato per l’allocazione IPX. |
0000 0112 |
Non assegnato. |
000012 |
Non assegnato. |
00012 |
Non assegnato. |
0012 |
Indirizzi unicast globali aggregabili. |
0102 |
Non assegnato. |
0112 |
Non assegnato. |
1002 |
Non assegnato. |
1012 |
Non assegnato. |
1102 |
Non assegnato. |
11102 |
Non assegnato. |
111102 |
Non assegnato. |
1111 102 |
Non assegnato. |
1111 1102 |
Non assegnato. |
1111 111002 |
Non assegnato. |
1111 1110102 |
Indirizzi unicast link-local. |
1111 1110112 |
Indirizzi unicast site-local. |
1111 11112 |
Indirizzi multicast. |
Così come è avvenuto con IPv4, anche gli indirizzi IPv6 sono stati suddivisi per scopi differenti. Si parla di tipo di indirizzo, riferendosi a questa classificazione. Questa distinzione avviene in base a un prefisso binario stabilito, definito FP, ovvero Format Prefix (prefisso di formato). La tabella 2.1 riporta l’elenco dei prefissi di formato attuali (nel momento in cui viene scritto questo capitolo). Bisogna tenere presente che IPv6 è appena nato, per cui è necessario controllare la produzione dei documenti RFC se si vuole rimanere aggiornati a questo riguardo.
È importante osservare subito che il prefisso 0000 0002 (binario), incorpora alcuni indirizzi molto importanti: l’indirizzo «non specificato» (0:0:0:0:0:0:0:0 o anche ::), l’indirizzo locale di loopback (0:0:0:0:0:0:0:1 o anche ::1) e gli indirizzi ottenuti per incorporazione di quelli IPv4. Un altro particolare interessante riguarda il fatto che solo gli indirizzi che iniziano per FF16 (corrispondenti a 1111 11112 in binario) sono di tipo multicast, mentre gli altri sono tutti unicast. Gli indirizzi anycast sono degli indirizzi con caratteristiche uguali a quelli unicast, a cui però è stato attribuito un ruolo differente.
Si è accennato al fatto che tutti gli indirizzi, tranne quelli che iniziano per FF16, sono di tipo unicast (e poi eventualmente tra questi si possono definire degli indirizzi anycast).
La caratteristica più importante degli indirizzi unicast è quella di poter essere aggregati a una maschera di bit continua, simile a quella di IPv4, senza il vincolo delle classi di indirizzi (come avveniva invece con IPv4).
Un nodo della rete che usa IPv6, può trattare l’indirizzo IPv6 come un elemento singolo (nel suo insieme) oppure come qualcosa formato da diverse componenti, in base al ruolo che questo nodo ha nella rete. In pratica, a seconda del contesto, il nodo IPv6 potrebbe vedere l’indirizzo come un numero composto da 128 bit:
128 bit |
indirizzo dell’interfaccia |
oppure potrebbe riconoscere un prefisso relativo a una sottorete:
n bit |
128-n bit |
prefisso di sottorete |
id interfaccia |
In questo secondo caso si intende distinguere la parte di indirizzo relativa alla rete in cui si trova collocata l’interfaccia del nodo in questione, rispetto alla parte restante dell’indirizzo, che invece indica precisamente di quale interfaccia si tratti. Ma l’indirizzo unicast può essere visto come il risultato di un’aggregazione molto più sofisticata, dove si inseriscono livelli successivi di sottoreti in forma gerarchica, fino ad arrivare all’ultimo livello che permette di raggiungere la singola interfaccia.
La parte finale di un indirizzo unicast serve a identificare l’interfaccia nel collegamento (link), ovvero la rete fisica in cui si trova. Questa parte dell’indirizzo, definibile come identificatore di interfaccia (interface identifier), deve essere univoca all’interno del collegamento. Eventualmente, potrebbe essere univoca anche in un ambito più grande.
La struttura di un indirizzo unicast dipende principalmente dal tipo a cui questo appartiene, in base al prefisso di formato. In molti casi, la parte finale dell’indirizzo destinata a identificare l’interfaccia è di 64 bit (la metà di un indirizzo IPv6) e deve essere costruita secondo il formato IEEE EUI-64.
L’identificatore EUI-64 è un numero di 64 bit che serve a identificare il produttore e il «numero di serie» di un’apparecchiatura di qualche tipo. In pratica, un produttore ottiene un numero che rappresenta la sua azienda e questo viene usato come parte iniziale degli identificatori EUI-64 di sua competenza. Con tale numero potrà «marchiare» le proprie apparecchiature, avendo l’accortezza di utilizzare sempre numeri differenti per ogni pezzo, purché questi inizino tutti con il prefisso che gli è stato assegnato. In condizioni normali, un identificatore EUI-64 corretto è anche un numero univoco a livello globale.
Nel momento in cui l’interfaccia di rete, a cui si attribuisce un indirizzo unicast, dispone del numero EUI-64, è facile ottenere l’identificatore di interfaccia; quando questo non è disponibile si utilizzano altre tecniche per generare un numero che gli assomigli. Nel primo caso, si intuisce che il numero utilizzato per l’identificatore di interfaccia è anche univoco a livello globale, mentre negli altri casi questo non può essere vero in assoluto. A questo proposito, lo stesso numero EUI-64 contiene un bit che viene utilizzato per indicare il fatto che si tratti di un identificatore univoco a livello globale o meno. Si tratta del settimo bit più significativo, che così viene sottratto dai valori che può assumere la parte iniziale di 24 bit che identifica l’azienda (company id).
tabella 2 - Schema di un identificatore EUI64 suddiviso in bit |
|
identificatore EUI-64 |
|
ccccccuc cccccccc cccccccc azienda |
mmmmmmmm mmmmmmmm mmmmmmmm mmmmmmmm mmmmmmm numero di serie |
Per la precisione, un indirizzo unicast che termina con l’identificatore di interfaccia composto dall’identificatore EUI-64, inverte il bit che serve a riconoscerlo come univoco a livello globale. La motivazione di questa inversione è molto semplice: si vuole evitare che un indirizzo non univoco a livello globale debba avere per forza quel bit a uno, cosa che costringerebbe a una notazione dettagliata dell’indirizzo IPv6 corrispondente.
Le interfacce Ethernet hanno un indirizzo fisico di 48 bit corrispondente al formato EUI-48. L’organizzazione IEEE ha stabilito una conversione di questi indirizzi nel nuovo formato EUI-64, inserendo il codice FFFE16 subito dopo i primi tre ottetti che identificano l’azienda (company id). In pratica, il codice
00 |
80 |
ad |
c8 |
a9 |
81 |
diventa:
00 |
80 |
ad |
ff |
fe |
c8 |
a9 |
81 |
Di conseguenza, tenendo conto che il settimo bit di questo codice viene invertito, la parte finale dell’indirizzo IPv6 che lo incorpora diventa:
xxxx:xxxx:xxxx:xxxx:0280:adff:fec8:a981
L’indirizzo 0:0:0:0:0:0:0:0, ovvero quello in cui tutti i 128 bit sono azzerati, è quello non specificato (unspecified address). Questo indirizzo non può essere assegnato ad alcun nodo e rappresenta l’assenza di un indirizzo. Come regola non può essere utilizzato come destinazione di un pacchetto e nemmeno nella definizione delle regole di instradamento.
L’indirizzo unicast 0:0:0:0:0:0:0:1 viene usato per identificare l’interfaccia virtuale locale, ovvero l’interfaccia di loopback. Come tale, non può essere utilizzato per un’interfaccia fisica reale. In pratica, un pacchetto destinato a questo indirizzo non deve uscire al di fuori del nodo (nella rete fisica esterna); inoltre, un pacchetto destinato a un altro nodo non può indicare come mittente questo indirizzo.
Nella fase di transizione da IPv4 a IPv6, oltre a tanti altri accorgimenti, è stato stabilito un modo per rappresentare un indirizzo IPv4 all’interno di un indirizzo IPv6.
Si distinguono due situazioni: gli indirizzi «compatibili IPv4», che riguardano nodi IPv6, e gli indirizzi che incorporano un indirizzo IPv4 riferito a un nodo che non è in grado di gestire IPv6.
Nel primo caso si utilizzano una serie di 96 bit azzerati seguiti dai bit dell’indirizzo IPv4,
80 bit |
16 |
32 bit |
0000...................0000 |
...0000 |
indirizzo IPv4 |
nel secondo ci sono 80 bit azzerati, seguiti da 16 bit a uno; infine ci sono i 32 bit dell’indirizzo IPv4
80 bit |
16 |
32 bit |
0000...................0000 |
...FFFF |
indirizzo IPv4 |
In presenza di indirizzi di questo tipo, è ammessa una notazione speciale. I due esempi seguenti mostrano l’indirizzo IPv4 192.168.1.1 incorporato in IPv6 nelle due situazioni descritte sopra:
::192.168.1.1
::FFFF:192.168.1.1
Gli indirizzi link-local si riferiscono all’ambito del collegamento in cui si trovano connesse le interfacce di rete. Questi indirizzi rappresentano uno spazio privato che non può essere raggiunto dall’esterno e, di conseguenza, il traffico interno non può attraversare i router. Evidentemente, tali indirizzi servono per scopi amministrativi particolari, legati all’ambito della rete fisica.
La struttura normale di un indirizzo link-local è molto semplice:
64 bit |
64 bit |
1111 1110 10.. .... 0000 | identificatore di interfaccia |
Come si può vedere, i primi 10 bit servono a definire il formato dell’indirizzo, stabilendo che si tratta del tipo link-local. A metà dell’indirizzo inizia l’identificatore di interfaccia, ottenuto dall’identificatore EUI-64 (già descritto in precedenza), che viene determinato in modo differente a seconda del tipo di interfaccia.
Dal momento che l’indirizzo link-local deve essere univoco solo all’interno del collegamento fisico in cui si trova, non richiede la distinzione in sottoreti e può essere determinato in modo automatico, eventualmente interrogando la rete stessa. Di solito, in presenza di interfacce Ethernet si utilizza il loro indirizzo fisico trasformandolo secondo la regola già vista a proposito dell’identificatore EUI-48. Per esempio, un’interfaccia Ethernet il cui indirizzo fisico sia
00:80:ad:c8:a9:81
ottiene l’indirizzo IPv6 link-local
fe80:0000:0000:0000:0280:adff:fec8:a981
che si può abbreviare come
fe80::280:adff:fec8:a981
Ecco come potrebbe mostrarlo ‘ifconfig’:
eth0 Link encap:Ethernet HWaddr 00:80:AD:C8:A9:81
inet addr:192.168.1.1 Bcast:192.168.1.255 Mask:255.255.255.0
inet6 addr: fe80::280:adff:fec8:a981/10 Scope:Link
UP BROADCAST RUNNING MULTICAST MTU:1500 Metric:1
RX packets:0 errors:0 dropped:0 overruns:0 frame:0
TX packets:5 errors:0 dropped:0 overruns:0 carrier:0
collisions:0 txqueuelen:100
Interrupt:11 Base address:0x300
In questa situazione, dal momento che non c’è bisogno di organizzare tali indirizzi in sottoreti, l’unico prefisso che abbia un senso è quello dei primi 10 bit che stanno a indicarne il formato. Di conseguenza, un indirizzo link-local che porti l’indicazione della lunghezza del prefisso, utilizzerà normalmente il numero 10, come si vede nell’estratto generato da ‘ifconfig’ mostrato sopra.
Gli indirizzi site-local si riferiscono all’ambito di un sito e si possono utilizzare liberamente senza bisogno di alcuna forma di registrazione. Questi indirizzi rappresentano uno spazio privato che non può essere raggiunto dalle reti esterne al sito in questione.
La struttura normale di un indirizzo site-local è molto semplice:
10 bit |
54 bit |
64 bit |
1111 1110 11 |
sottoreti |
identificatore di interfaccia |
I primi 10 bit servono a definire il formato dell’indirizzo, stabilendo che si tratta del tipo site-local; lo spazio tra l’undicesimo e il 64-esimo bit può essere utilizzato per strutturare gli indirizzi in sottoreti, in base alle esigenze del sito. La seconda metà dell’indirizzo viene riservata per l’identificatore di interfaccia, ottenuto dall’identificatore EUI-64 (già descritto in precedenza), che viene determinato in modo differente a seconda del tipo di interfaccia.
In pratica, rispetto a un indirizzo link-local cambia il prefisso di formato, aggiungendo la possibilità e la convenienza di suddividere lo spazio di indirizzi in sottoreti.
Allo stato attuale, l’unico gruppo di indirizzi IPv6 previsto per una gestione globale (cioè per Internet) è quello che inizia con il prefisso 0012. Senza entrare troppo nel dettaglio (considerato che si tratta di una materia che non è ancora consolidata), lo schema di indirizzamento di questi indirizzi potrebbe essere riassunto nel modo seguente:
3 |
13 + 8 + 24 bit |
16 bit |
64 bit |
001 |
TLA + ris. + NLA |
SLA |
identificatore di interfaccia |
Dopo il prefisso di formato seguono 45 bit suddivisi in: un identificatore del primo livello di aggregazione (Top Level Aggregation), uno spazio di riserva e un identificatore successivo (Next Level Aggregation). Subito dopo seguono altri 16 bit la cui gestione dovrebbe essere affidata a un solo sito, per la gestione delle proprie sottoreti. Come sempre, la seconda metà dell’indirizzo è destinata all’identificatore di interfaccia.
In pratica, un sito che vuole utilizzare indirizzi IPv6 accessibili anche da Internet, dovrebbe ottenere un lotto di indirizzi composto, nei primi 48 bit, dal suo Internet Service Provider, ottenendo la possibilità di gestirsi come vuole i 16 bit che precedono l’identificatore di interfaccia.
Un indirizzo IPv6 multicast serve a identificare e a raggiungere un gruppo di nodi simultaneamente. Gli indirizzi multicast hanno una struttura particolare:
8 |
4 |
4 |
112 bit |
1111 1111 |
000T |
scop |
identificatore di gruppo |
Il prefisso di formato è 1111 11112, ovvero FF16, e a questo seguono 4 bit di opzione. Di questi 4 bit, è stato specificato solo il significato di quello meno significativo, che viene indicato convenzionalmente con la lettera «T» (gli altri devono essere azzerati fino a che verrà stabilito qualcosa di diverso).
Tabella 2.2 - Elenco dei valori per definire l'ambito di un indirizzo multicast | |
Valore |
Significato |
016 |
Riservato. |
116 |
Ambito node-local. |
216 |
Ambito link-local. |
316 |
Non assegnato. |
416 |
Non assegnato. |
516 |
Ambito site-local. |
616 |
Non assegnato. |
716 |
Non assegnato. |
816 |
Ambito organization-local. |
916 |
Non assegnato. |
A16 |
Non assegnato. |
B16 |
Non assegnato. |
C16 |
Non assegnato. |
D16 |
Non assegnato. |
E16 |
Ambito globale. |
F16 |
Non assegnato. |
Se T = 0 indica un indirizzo multicast assegnato permanentemente dall’autorità globale di Internet;
invece se T = 1 indica un indirizzo multicast assegnato in modo provvisorio;
I 4 bit successivi rappresentano l’ambito dell’indirizzo multicast (scope). Il significato dei valori che può assumere questo campo sono indicati nella tabella 2.2.
La parte finale dell’indirizzo identifica il gruppo multicast nell’ambito stabilito dal campo scope.
Tuttavia, nel caso di indirizzi stabiliti in modo permanente, l’identificatore di gruppo resta uguale per tutti i tipi di ambiti.
Di norma, non si può utilizzare un indirizzo multicast come mittente nei pacchetti IPv6, inoltre questi indirizzi non possono apparire nelle regole di instradamento dei router.
Tutti gli indirizzi multicast del tipo ff0x:0:0:0:0:0:0:0 sono riservati e non possono essere assegnati ad alcun gruppo multicast. Oltre a questi sono interessanti gli indirizzi per «tutti i nodi»:
![]() |
ff01:0:0:0:0:0:0:1 |
![]() |
ff02:0:0:0:0:0:0:1 |
Questi servono a identificare i gruppi di tutti i nodi IPv6, nell’ambito 116 ( node-local) e 216 (link-local). Inoltre, sono importanti gli indirizzi di «tutti i router»:
![]() |
ff01:0:0:0:0:0:0:2 |
![]() |
ff02:0:0:0:0:0:0:2 |
![]() |
ff05:0:0:0:0:0:0:2 |
Questi servono a identificare i gruppi di tutti i router, negli ambiti 116 ( node-local), 216 ( link-local) e 516 (site-local).