Top
Week |
le più lette nella
settimana |
| 
Ricerca
|
Scrivi
una parola: |
| |
Allo studio del Parlamento europeo una
proposta che deve far riflettere, perché rischia di schiacciare
l'anonimato digitale senza averlo compreso fino in fondo. Si parla di
lotta al crimine
Europa, e-anonimato in
pericolo Un covo di
criminali?
28/04/00 - Stand By - Roma -
Un report di Wired ha portato la cosa all'attenzione di molti, ma da tempo
se ne parla e le proposte si moltiplicano: anche in Europa c'è chi vuole
dare un taglio all'anonimato in rete. All'attenzione del Parlamento
europeo si trova una proposta che, se passasse in sede comunitaria,
potrebbe legittimare i singoli stati a varare norme per limitare le
possibilità di identità digitale anonima concesse dalla rete.
Le
motivazioni di un simile orientamento sono sempre quelle: internet è un
veicolo in più per la criminalità organizzata, il terrorismo, la pedofilia
violenta e via elencando gli orrori del mondo. E la proposta all'esame del
Parlamento prende prima di tutto di mira i remailer anonimi, ovvero i
servizi di posta elettronica che sulla rete consentono di inviare messaggi
"senza lasciare tracce". Remailer che sono considerati da anni da certa
stampa e certa politica l'origine dei "mali della rete".
La
"storia" dell'anonimato digitale in Europa parte nel 1997, quando la
Commissione europea approva una direttiva "controcorrente" che suggerisce
"lo sviluppo di servizi di telecomunicazioni alternativi, come quelli per
i pagamenti online, in grado di garantire l'anonimato". Nello stesso anno
una legge tedesca afferma che i provider dovrebbero pensare a "uso e
pagamento anonimo" per gli abbonamenti di accesso stipulati dai propri
clienti.
Ma l'orienamento generale è già cambiato quando, l'anno
scorso, un documento di studio della Commissione europea inizia a parlare
di un "codice di condotta" dei remailer, suggerendo che alcune restrizioni
sul loro utilizzo già previste in altri settori potrebbero essere
applicate anche a questi servizi online. Poi, lo scorso gennaio, una
parlamentare europea belga, Oussama Cherribi, solleva polvere dichiarando
che navigare su web in modo anonimo "dovrebbe costituire un crimine, e
l'anonimato totale dovrebbe essere considerato un reato a tutti gli
effetti". Forse non si sbaglia chi ritiene che l'orientamento attuale
possa essere ricondotto anche ad uno studio della Casa Bianca che negli
States suggeriva, nei mesi scorsi, l'imposizione di restrizioni sui
servizi pensati per "anonimizzare" l'utente internet.
Ora però la
proposta comunitaria sembra destinata a prendere forma, vista la
raccomandazione alla sua approvazione pervenuta al Parlamento europeo
dalla Commissione per le libertà.
Ma cosa accadrebbe se
la proposta passasse? Il primo chiaro effetto sarebbe quello di spedire al
di fuori dell'Unione europea eventuali remailer che dovessero trovarsi nel
territorio di stati che adottino normative di questo genere. Per quanto
estesa, infatti, la sovranità dell'Unione e dei paesi che la compongono
rimane territorialmente e giuridicamente limitata.
(continua)
|